Il Vitruviano
testo critico di Susanna Bianchini
Il corpo umano è perfezione. E’ inscrivibile sia in un cerchio che in un quadrato, figure geometriche considerate perfette. Dalla proporzione magistrale tra falangi e dita fino agli inspiegabili meccanismi degli organi interni, la creatura umana è ed è sempre stata fonte inesauribile di studio e ammirazione. Lo sapeva Vitruvio, che ha narrato come i Greci costruissero sul corpo umano le misure delle parti che costituiscono il Tempio; lo sapeva Leonardo Da Vinci, grande genio del Rinascimento, che si dedicò a studiare l’anatomia spinto dalla curiosità e dallo scetticismo verso i testi di medicina scritti in Latino, che lui tra l’altro non sapeva leggere. Lo sa anche Ivano Parolini, da sempre interessato all’indagine della figura umana che nelle sue tinte espressive, pastose e contrastanti, si deforma e si dissolve, trasformandosi in un pupazzo vuoto, ma comunque presente.
Ispirato da Vitruvio, Leonardo ha disegnato un uomo che è divenuto famoso in tutto il mondo per la sua posa, sia eretta sia con gambe e braccia aperte, per dimostrare la sua perfezione. La riflessione di Parolini su Leonardo, a 500 anni dalla morte, lo ha portato a re-immaginare un Vitruviano del 2019: come sarebbe, cosa farebbe, come verrebbe toccato dalla realtà del XXI secolo? La risposta non tarda ad arrivare, nemmeno nelle nostre menti: in un mondo sempre più preda delle minacce ambientali e in un’epoca in cui il corpo umano è raccontato dai giornali come un’entità sottoposta a violenze, fame, cibi geneticamente modificati, malattie, interventi estetici, non possiamo guardare all’ “Uomo Vitruviano” con gli stessi occhi del passato.
L’uomo – e la donna – del futuro concepiti da Parolini assumono la stessa posa della famosa opera di Leonardo, ma sono avviluppati da una rete di plastica che li trasforma in crisalidi, prigionieri tra gli alberi in una tela di ragno, aggrappati a tronchi esanimi sul Naviglio Grande come i naufraghi de La Zattera della Medusa di Géricault. Il messaggio si fa circolare: si passa dalla percezione di pericolo (la plastica, l’acqua, la minaccia) ad un’altra di speranza (la crisalide, la rinascita). Quella monumentalità e perfezione del corpo umano non si è persa: si trasforma, risponde alle sfide dell’ambiente a cui deve adattarsi, lotta e si evolve, portandoci in qualche modo nel domani.