UMANITÀ Testo critico a cura di Sandra Nava
Se è un Battistero del XIV sec., straordinario lascito di Giovanni da Campione, che lo costruì nel 1340 su resti del V sec., ad ospitare l‘installazione site-specific di un artista contemporaneo bergamasco, Ivano Parolini, già noto per la predisposizione all’impegno di siti allusivamente già “implicati” nel senso delle proprie ricerche, allora è l’idea stessa a trovare naturale locazione in questo storico contesto e viceversa, nel potenziale di un messaggio forte, oltre il tempo, le appartenenze, le convinzioni e le fedi: dirompente nella voluta essenzialità.
Una fonte battesimale, una carrozzina da neonato, pianti e suoni di bimbi, assemblati dall’autore stesso, chiamano la vita, indicano, suggerendo e confortando, le vie di un futuro possibile nella auspicata ri-nascita dopo un epocale evento di infiniti lutti e sofferenze per l’intera umanità.
Tracce profonde nell’animo di ognuno, percepite e non, sono tra gli altri, il pesante lascito di questa tragica vicenda ancora non risolta, a rendere più soffocante una realtà di potere e possesso dove ogni singolo è a rischio, valutabile e/o scartabile secondo i disegni di pochi.
Così come per ogni altro contesto umano toccato dalla pandemia di questi mesi, è stata forse maggiormente nel mondo artistico a farsi improvvisamente ardua e faticosa la riconoscibilità stessa di ruoli e valori ritenuti indiscutibili, nella grande difficoltà della ricerca di rapporti e confronti che ne irrorano da sempre la possibilità di vita, in un senso di esclusione e fragilità che mai ne avevano tanto pregiudicato il futuro.
Ma se probabilmente nascere, assecondando il genetico istinto di ogni essere vivente, non è sufficiente, è allora una nuova consapevolezza di più forti responsabilità individuali a dover farsi strada nelle coscienze, in rinnovati patti costitutivi per convivenze più eque e rispettose di fondamentali diritti alla vita, alla pace, alla più giusta gestione di beni e risorse per ognuno, sotto uno stesso cielo di comuni speranze, possibilità, futuro.
Questo dovremmo desiderare e auspicare per uscire da tanto sconforto, per poter riprendere il cammino.
Molto lentamente e fortunatamente, qualcosa si va riaprendo e questa manifestazione ne è felice prova, nel riannodarsi di fili di idee, possibilità, invenzioni, lavoro!
Credo che l’operazione artistica di Parolini parli limpidamente da un luogo di indicibile bellezza, dell’etico desiderio di “ricominciare”, ri-nascendo nel cerchio supremo dell’esistere.
Scrisse Hölderlin in “Abbozzi di Inni”: “… che è la vita degli uomini? un’immagine della divinità …” e nelle nuove vite che saranno anche noi saremo, nell’insigne progetto che Qualcuno fece e che l’Arte spesso ha saputo leggere, intuendolo e infine interpretarlo.
Sandra Nava, settembre 2020
UMANITÀ testo critico a cura di Susanna Bianchini
“Alle volte, l’arte contemporanea vuole spingere l’osservatore a cercare significati nascosti, anche con fatica e perplessità.
Nel Medioevo, si usavano figure allegoriche per la rappresentazione concreta di un concetto astratto: una donna con la bilancia era immediatamente riconoscibile come la Giustizia, un concetto di cui, a quel tempo si aveva un disperato bisogno.
Al nostro tempo, Ivano Parolini ci offre l’allegoria della rinascita: non bisogna affannarsi a cercare significati nascosti, ma godere della grazia del momento presente, prendersi cura dell’adesso, per affrontare le incertezze del domani con rinnovate energie”.
Susanna Bianchini, settembre 2020