Sant’Alessandro 2021

Testo critico a cura di Giuseppe Frangi

 

Sant’Alessandro 2021”: dovrebbe essere questo il titolo più corretto per la grande tela che Ivano Parolini ha realizzato come omaggio al patrono di Bergamo. Il riferimento all’anno è importante, perché l’immagine scelta per rappresentare il santo ha che vedere con quello che la città ha vissuto in questo anno e mezzo. È un’immagine coerente con quello che le notizie storiche ci tramandano di Alessandro: era soldato della legione Tebea, dal nome della città dove era nato alla fine del III secolo (Tebe, in Egitto): la legione, composta da circa 6.600 uomini, era al servizio dei romani ma era composta da cristiani copti. Quando l’imperatore Massimiano aveva ordinato loro di perseguitare le popolazioni convertite nel Vallese, in Svizzera, gran parte dei soldati disattesero quel comando e in molti vennero martirizzati. Tra loro anche Alessandro, che rivestiva il ruolo di vessillifero. Secondo la tradizione un primo tentativo di uccidere il santo fallì: infatti i soldati dell’imperatore che dovevano procedere alla sua decapitazione a Milano, si spaventarono perché quel condannato appariva loro grande “come un monte”. Qualche tempo dopo la condanna venne eseguita a Bergamo, davanti alla chiesa che gli è stata dedicata e che oggi ospita la grande opera di Parolini, grazie all’iniziativa di monsignor Giovanni Carzaniga.

Le premesse sono necessarie per capire il significato di questo grande omaggio al santo: lo vediamo a cavallo, mentre imbraccia il vessillo, disegnato con un grande giglio, come quello che sarebbe spuntato sul luogo del suo martirio. Il cavallo si alza imperioso sulle gambe anteriori e Alessandro lo asseconda in questa mossa, con la quale il santo sembra chiamare tutti ad una sorta di resurrezione collettiva. “Sant’Alessandro 2021” infatti parla ad un popolo che viene da una grande prostrazione. Sulla tela Ivano Parolini ha innestato i segni concreti del dolore di tutti questi mesi. Infatti i colori con la quale è stata dipinta sono mischiati a materie come la calce, la terra, la cenere e il catrame che richiamano materialmente l’esperienza vissuta. In questo modo l’artista ha voluto stabilire un collegamento molto intenso tra il destino di martirio del santo patrono e il destino “di martiro” di chi ha visto la propria vita spezzata dalla pandemia. Ma il segno che l’opera lancia è soprattutto un segno di risorgenza e di speranza. Le dimensioni lo indicano: cinque metri di tela sui quali la pittura di Ivano Parolini si slancia appassionata senza paura.

C’è anche un secondo Sant’Alessandro, di uguali dimensioni, che sta appartato, nei pressi della torre campanaria. È una variante più interpretata, dove i neri prevalgono, le vibrazioni della materia pittorica si fanno più drammatiche. È un’immagine più marcatamente “pandemica”, dove la sensibilità inquieta dell’artista trova libertà di manifestarsi. Per noi che la guardiamo è un memento di ciò che è stato.

 

 

Sant’Alessandro 2021

Commento di Mons. Carzaniga

 

La figura di S. Alessandro si caratterizza sempre per la palma del martirio, attribuzione di quanti per Cristo hanno dato la vita. L’opera di Ivano Parolini ha sottolineato la profonda unione fra cavallo e cavaliere, entrambi vittoriosi. Esistono raffigurazioni di S. Alessandro a cavallo: nel ‘600 Pietro Ronzelli lo raffigura a cavallo sopra la città. Federico Ferrari a metà ‘700 nella basilica di S. Alessandro in Colonna lo raffigura così, nella “apparizione” a difesa della città. A fine anni ’40 Achille Funi ha dipinto nell’aula consiliare del Comune S. Alessandro a cavallo: solenne, placido, protettivo. La novità e la tipicità della raffigurazione di S. Alessandro di Parolini è la forza che promana da una rappresentazione tanto energica: S. Alessandro vittorioso e gagliardo. Il pittore ha voluto così rappresentare la speranza del momento attuale: la vittoria su un male che ci ha messo in forte difficoltà. Possa la grande opera incoraggiarci a concludere bene la battaglia contro il covid.

 

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