La Sposa

Ivano Parolini

per Pippa Bacca

 

E’ con questa toccante installazione, “La Sposa”, che l’artista-performer Ivano Parolini, nella giornata internazionale contro il femminicidio e la violenza sulle donne, concretizza in modo fortemente simbolico il barbaro omicidio di Pippa Bacca cui è dedicata l’operazione artistica.

Pippa Bacca, pseudonimo di Giuseppina Pasqualino di Marineo, performer milanese nipote di Piero Manzoni, fu stuprata e uccisa a soli 33 anni a Gebze in Turchia il 31 marzo del 2008, durante una performance in autostop, “Spose in Viaggio”, indossando un bianco abito nuziale, intrapresa al fine di promuovere la pace, la fiducia e la parità tra esseri umani.

Attraversando undici paesi, teatro di conflitti e tensioni, forte esclusivamente di un’incrollabile fede nella potenza del “gesto” d’arte, la sua meta era Gerusalemme, approdo sorgente e anelito per popoli e generazioni.

Eccentrica, controcorrente e argutamente naif, potremmo oggi definire il suo lavoro, intrapreso dal ’97 nella non agevole arte performativa, una sorta di ready-made del quotidiano, nella passione di trasformare oggetti o foto, con l’uso di forbici e carta comune, in altre realtà, per altri usi o senso: entrare nel dato comune per renderlo in diverso modo visibile, accettabile forse.

Non casualmente quindi l’opera e la vicenda di Pippa Bacca allertano oggi la sensibilità e la passione civile di un altro giovane performer, e Ivano Parolini, raccogliendone metaforicamente il testimone, ne prosegue il cammino lasciando aperta la via della possibile salvezza.

Sfruttando il grande spazio di un luogo preposto nella sua storia al lavoro prevalente di generazioni di donne, l’artista concentra la scena, di dirompente impatto visivo, sul simbolo stesso della vicenda, un abito da sposa con cui Pippa partì per il suo viaggio estremo, ma nel senso profondo di un gesto che ora come allora mantiene intatto il proprio lascito, oltre il ricordo o la celebrazione.

Allestito plasticamente sul calcolo geometrico della sezione aurea, “la sposa” esposta maestosa con i simboli del lutto e della sopraffazione, inanella, in una scia di velo lunga 33 metri, come gli anni della vittima, disseminata di tronchi e cupi simboli sacrificali, una perfetta spirale la cui possibile chiusura è affidata ad una speranza estrema di rinascita e pacificazione.

Ma la domanda da porsi oggi, davanti alla potenza scenica della rappresentazione di Parolini rimane una sola: perché quella scelta, perché un abito nuziale, simbolo della purezza virginale e della dedizione femminile, per un “viaggio” tanto complesso quanto di improbabile realizzazione?

Bacca decise di affidare a quel vestito, “l’habitum” che più è caro al possesso femminile, la carica rivoluzionaria di un richiamo di pace e uguaglianza che tutt’oggi non è pienamente recepito anche nelle cosiddette società evolute, occidentali, democratiche, spesso all’interno delle nostre stesse case.

Oggi come ieri quello strascico di velo bianco è lastricato di violenze e soprusi e la forza di questa installazione è pari alla commovente intensità di una storia che continua ad appartenerci, ma proseguendo caparbiamente il proprio cammino con la stessa lucida follia di quella sposa.

Novembre 2018
Sandra Nava

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